andiamoavanti_anno8(IN CORSO)
2016
E’ passato finalmente, un intero anno.
Oggi era l’anniversario della morte di papà.
Ho atteso il 20 ottobre come una liberazione, in tutti questi ultimi mesi bellissimi, intensi, produttivi, ricchi di emozioni e soddisfazioni.
Lo aspettavo e non sapevo come sarebbe stato, come mi sarei sentita, cosa avrei dovuto FARE per commemorare degnamente il mio distacco e tutto il dolore ormai quietato.
Ho pensato che forse avrei dovuto andare al cimitero a far visita a tutti gli altri miei morti, in un luogo raccolto forse avrei trovato un momento di pace e di connessione con il mio ricordo di lui.
L’idea più brillante che mi ha attraversato la mente è stata farmi un giro a Venezia, in solitaria, per salutare il mare a cui l’abbiamo restituito. Oppure avrei potuto starmene a casa a meditare, o fare una passeggiata sui monti dietro casa, per respirare per un po’ la solitudine.
Invece appena ho aperto gli occhi stamattina ho capito che quello che dovevo fare era quello che mi fa sentire meglio, che mi fa sentire libera e allo stesso tempo concentrata, la cosa che faccio tutti i giorni e che mi viene naturale quando voglio capire meglio le cose che mi stanno davanti.
Credo che non ci possa essere modo migliore di ricordarlo, se non attraverso una fotografia.
Ogni anno, da qui in avanti cercherò quello che rimane di lui.
E’ una cosa mia, intima, personale, ma che voglio mostrare nella speranza che la bellezza che io vedo possa manifestarsi anche ad altre sensibilità e amplificarsi con la condivisione.
Si chiama andiamoavanti (quello che rimane), perché sono state le ultime parole che ci ha detto papà.
2017
Oggi insieme a fantastici compagni di viaggio inauguro una mostra che si chiama Immagini Indifese.
E’ nata dalla desiderio di ricambiare quello che Fondazione ANT ha fatto per noi nei momenti più difficili della malattia, quindi è un po’ anche sua.
Oggi è (di nuovo) il 20 ottobre. Sono passati due anni.
Papà c’è. E’ tutto quello che sono, è tutti i turbamenti che mi porto dietro e contro cui combatto ogni giorno e ogni mia nuova e tanto cercata sicurezza.
Nonostante tutto, facciamo come hai detto: andiamo avanti.
2018
Sono rimbalzata tra le ore e i luoghi, le parole e pochissime lacrime ormai.
Ho fatto finta di niente, sono andata sulle montagne russe.
Mi sono tormentata, ma per una cosa che non c’entrava niente con lui.
Alla fine di questo 20 ottobre papà giovane in camicia a fiori in mezzo a noi, presenza dolce, presenza ingombrante.
Andiamo avanti come sappiamo, perlopiù come ci ha insegnato, a volte improvvisiamo.
2019
Ho pensato tutto il giorno a te, e a tutti gli altri.
Mi sono chiusa in casa al buio con il proiettore per cercare nel passato il tassello di cui ho fondamentale bisogno oggi.
L’ho trovato: tu sulla porta della casa nuova appena comprata, nel 1984.
Poi sono andata a inserire il tassello in quello che rimane, ci stava giusto.
Continuiamo ad andare avanti, chi rovistando nel passato, chi scommettendo sul futuro.
2020 – omaggio a Masahisa Fukase
La memoria di te si evolve, come il mio modo di guardare e sentire.
Lo sguardo si è fatto più sicuro, ma mentre il caos dentro è addomesticato, la paura di perderti terrorizza.
In questo anno di disgrazia il bisogno era trovarsi per fare una foto con tutta la nostra bella famiglia, con la nuova vita che cresce sorridente e fiduciosa nel futuro.
Invece sono in autoisolamento volontario e precauzionale, da sola a guardare verso il vuoto.
2021
Va tutto meglio di quanto ho mai osato sperare.
Una felicità fragile e temporanea che mi rassicura e spaventa perchè non era mai successo così tanto, così pieno, nella direzione giusta.
Siamo diventati grandi e siamo tutti innamorati di questa personcina che parla e sorride e che per la prima volta oggi ti ha chiamato nonno.
Le ho detto che sei andato via 6 anni fa e chiesto di aiutarmi a fare una cosa molto importante per ricordarti, ha voluto in cambio una tua fotografia.
2022
Mentre il mondo cambia io mi aggrappo a quello che rimane famigliare.
La memoria da masso ingombrante si sta trasformando in una coperta calda, con cui ripararsi dal freddo che verrà.
Non più limite, cella che ingabbia ma culla morbida di radici profonde da cui succhiare nutrimenti.
Da poter decostruire, finalmente, da fare a pezzi con leggerezza.
Manca il ricordo di te.
2023
L’ottavo anno è passato tra viaggi, incontri, balli, conferme e nuovi orizzonti visibili.
E’ stato magnifico e terrificante.
Ho dato fiducia al mio istinto e lui mi ha portato lontanissimo da casa, come atto di scoperta, come fece tanto tempo fa quando decisi che era arrivato il momento di lasciargli ottenere quello che voleva e mi portò lontano da te.
La complessità contempla la contraddizione, ma le azioni sono sempre conseguenza di una scelta.
Rimanere nel sentire, sublime.
2024
Quest’anno è stato faticoso.
Ho lottato con la parte di me che ha paura del tempo, ho incassato fallimenti e sofferto per troppe delusioni affettive.
Ma ho anche imparato a difendermi, un po’.
Continuando a andareavanti per inerzia ho simulato un entusiasmo che poi si è trasformato in energia vera.
Quello che ha destabilizzato dell’assenza è diventato terreno fertile in cui dopo aver tanto seminato i fiori cominciano a spuntare vigorosi e belli.
E mi aggrappo alla tua presenza che ormai è nutrimento profondo, dimenticato ma sempre presente.
E mi bagno i piedi nel tuo lago.