(2021 – in corso)
Attraverso l’esibizione ossessiva di un’inespressività maniacale esploro i territori dell’identità e della necessità vitale di essere visti, temi che nei tempi più recenti si sono intrecciati con la paura sociale, l’isolamento, l’alienazione.
Problemi che derivano e sono esacerbati dal materialismo e dalla progressiva scomparsa del rapporto con il Sacro.
Da quale direzione e da quali canali arriverà il prossimo pericolo da cui dovrò imparare a difendermi per sopravvivere?
L’impotenza e il disagio che derivano da questa instabilità arriva a mettere a rischio la salute mentale di individui che prima del 2020 si ritenevano equilibrati.
L’insicurezza ontologica è qualcosa con cui faccio i conti quotidianamente.
Creo diversi “io” a seconda delle persone con cui mi sto rapportando e la presenza nella dimensione virtuale, completamente scissa e spesso contrapposta al “mondo reale”, modella la mia esposizione in base a “quello che funziona”.
Bisogna: esserci a prescindere, “metterci la faccia”, mostrarsi.
Tutto seguendo logiche meccaniche di efficacia ed efficienza, in un rapporto di sudditanza con l’algoritmo.